Cenerentola,
nel mio faro, pressappoco verso l’ora del tè…
Benjamin mi fissa da circa dieci minuti.
Contraccambio il suo sguardo con grande ammirazione e un pizzico di orgoglio.
Penso che per avere quasi 166 anni è davvero molto in forma. Mi ricordo che lo
vidi un giorno attraverso lo schermo del mio vecchio laptop, oramai trasformato
in rifiuto pericoloso nella discarica di qualche paese povero, o forse no.
Abitavo ancora in quel di Firenze con la mia ex ex
compagna, figlia di imprenditori di alimenti surgelati, ma questa è un’altra
storia. Ebbene potevano essere più o meno le stesse ore di adesso, 4:50 PM, e
nel meraviglioso capoluogo toscano avrei bevuto un ottimo caffè con la mia
immancabile Bialetti da quattro porzioni caricata al 75% con acqua.
Lo avrei fatto, quel caffè così profumato e
aromatico, se il Sig. Lucchi postino di 52 anni in forza da oltre 30 alle
gloriose Poste Italiane non avesse suonato tre colpetti di citofono proprio
all’interno 11 della bellissima via Porta Rossa, non lontano dall’omonimo
hotel. Il signor Francesco (postino Lucchi per l’appunto) non poteva sapere che
in quella busta proveniente da Walla Walla vicino a Seattle (stato di
Washington, USA) dormiva, forse sballottato dal viaggio aereo, un piccolo
signore molto famoso di 306 anni la cui unica responsabilità era quella di
essere stato uno dei più grandi presidenti degli Stati Uniti d’America.
Benjamin Franklin, per la cronaca. Potrebbe essere utile, ai fini della
comprensione di questo breve e inutile racconto, sapere che stiamo parlando del
primo francobollo degli USA intesi come nazione unitaria per quanto questo
aggettivo strida con le reali differenze culturali tuttora esistenti tra uno
Stato e l’altro nel suolo che Colombo considerava “le lontane Indie”.
Correva il primo luglio 1847 e il mio piccolo
presidente venne alla luce sotto forma di francobollo. Il catalogo di
francobolli americani più completo al mondo, lo Scott, lo definisce il “#1”.
Ebbene i non collezionisti non possono sapere comunque che l’immediato
successore filatelico del 5 centesimi Franklin, il “10 centesimi di
Washington”, oltre ad essere più raro del precedente, sarebbe comunque
diventato il pezzo simbolo per i filatelisti statunitensi con rammarico per il
primo sfortunato Benjamin. A questa coppia di antichità aggiungo a titolo
puramente informativo, come riscossa personale se vogliamo, un inarrivabile
“one cent del 1° luglio1851 color azzurro/blu”, sempre raffigurante il buon
Beniamino Franklin, la cui quotazione attuale per un bell’esemplare nuovo e
perfettamente conservato accarezza l’interessante cifra di 225.000,00 euro.
(No, lettori non collezionisti, non mi sono addormentato sulla tastiera, e men
che meno ho un principio di Parkinson).
Torniamo però a oggi, all’ora del tè quasi scoccata
qui nel mio faro Bell Rock, e al mio Scott #1 che non distoglie lo sguardo da
me. Non può non venirmi in mente un parallelismo con il basket NBA di circa un
ventennio fa, quando un signore di 196 cm del North Carolina, tale Michael
Jordan, con le sue prodezze nella sua plurititolata squadra (i Chicago Bulls),
oscurava altri giganti del basket mondiale, Scottie “Maurice” Pippen su tutti,
il quale, pur essendo un giocatore eccezionale, non suscita ancor oggi grandi
ricordi e gli onori che merita se non tra gli addetti ai lavori e ambienti
della pallacanestro che lo hanno strameritatamente inserito fra i 50 giocatori
più forti di tutti i tempi.
A te che sei la mia Cenerentola del mio
personalissimo olimpo filatelico, caro Scott #1, dedico tutta l’attenzione e
l’amore che meriti a dispetto del tuo più celebre vicino di banco, mia altra
gioia da contemplazione per le serate nelle quali l’umanità si tinge di grigio
e io non posso che ricorrere alla misantropia filatelica.
Essendo bastardo nell’animo, come dicevano spesso
molti miei ex ed ex ex colleghi, non scriverò che soddisfazioni dia lo studio
accurato di questi piccolissimi pezzettini di carta con le loro differenze più
o meno sostanziali: il colore, l’eventuale dentellatura, la tipologia di
stampa, o il tipo di carta utilizzata. Parliamo poi di griglie? E che dire dei
multicolorati e variegati timbri utilizzati dagli Stati Uniti per molti anni
durante il periodo che colleziono: 1845-1899. Splendidi e rari timbri blu o
verdi con forme che richiamano moderni tatuaggi tribali, fiori, o scritte che
indicano un utilizzo particolare, come ad esempio quelle missive spedite su
quei fantastici e romantici battelli a vapore sul Mississippi che ci riportano
alle avventure del Tom Sawyer di Mark Twain.
Ecco, non scriverò niente di tutto questo perché
forse correrei il rischio che qualcuno si avvicini a questa branca del
collezionismo e la cosa mi infastidirebbe parecchio. Il collezionismo è per
pochi e sapere di essere uno psicotico raccoglitore di feticci più o meno
giustificabili dà un senso sociale alle mie turbe più o meno celabili.
Quando ero chef di cucina guadagnavo molto e avevo
certamente maggiori possibilità, ma non potevo dedicare il tempo che meritano
ad alcune passioni, non ultima questa. Adesso, con pochi soldi, molte idee
confuse e la irrequieta calma del mar della Scozia, posso leggere moltissimo,
stabilire se i miei oltre 125 pezzi del 3 centesimi Washington del 1857
appartengano o meno a una delle oltre 59 tipologie differenti, e soprattutto
permettermi di essere me stesso: Cenerentola fra i pochi guardiani dei fari sparsi
qua e là per il globo.
Sono le diciassette appena scoccate, e io sto
educando il mio palato e la mia mente alla ritualità tipica del tè, non fosse
altro per ricambiare l’ospitalità degli Highlander.
Distolgo lo sguardo dal mio “Cenerentola Scott #1”,
chiudendo con cura il mio raccoglitore tedesco rilegato color vinaccia da
sessantaquattro facciate, appositamente acquistato per contenere quelli che io
definisco con affetto “i francobolli del Far West”.
Spero che tutte le Cenerentola del mondo gioiscano
nel sapere che per quanto siano o si sentano sfortunate, c’è sempre qualcuno
che le apprezza anche se non gli viene detto, ed è il proprio status di
“sfigate” che le rende in fondo così speciali. Apro l’oblò tondo di fronte al
quadro comandi, mi gusto il tè ad occhi chiusi e mi faccio suggerire dal mare
la prossima storia, consapevole e forte della mia speciale inadeguatezza.