23 luglio 2013

Lettera numero 20: Il vento caldo dell’estate ed altri miraggi


Lettera numero 20...

Poco meno di due ore mi separano da una pedicure con annesso splendido massaggio ai piedi in uno dei tre centri benessere della cittadina di Arbroath. Lo studio in questione, dotato di ampia vetrata sulla centralissima Kirk Square, è collegato a un parrucchiere associato dal quale sono stato già tre volte con grandissima soddisfazione.

Non avevo mai provato un massaggio ai piedi con olii essenziali e altre sostanze sconosciute tremendamente tonificanti e piacevoli, ma fidandomi dell’edicolante del porticciolo, il mese scorso ho deciso di provarlo almeno una volta. E oggi ci torno con grande gioia, anche se questa voglia risparmierò il taglio di capelli. Non avrai il mio scalpo, abile parrucchiere.

Sarah è l’estetista che in giugno mi ha a dir poco coccolato ed è stata così abile da farmi abbandonare a un relax quasi ipnotico. Il mio nuovo appuntamento è ancora con lei, che pur non essendo molto attraente, ha uno splendido odore. Uno di quei sentori femminili che catalogo come “fruttati non aciduli”. Ricordo perfettamente l’odore di ogni donna che ho conosciuto e con la quale ho avuto frequentazioni anche solo da bar.

Tuttavia, l’elegante insegna lignea di color bianco e nera che riporta l’esotico e buffo nome del centro estetico non fa sufficiente ombra in questa caldissima giornata estiva scozzese, per cui trovandomi già in loco decido di entrare a godermi una frescura armato di mp3 e un’amplissima selezione musicale.

La mia mente si sta già abbandonando allo stato di subconscio indotto e quelli che seguono sono i pensieri che volano liberi in quel piccolo contenitore camuffato da centro operativo chiamato scatola cranica.

Non riesco a sentirmi appagato da me stesso. Fingo di essere felice ma non credo la cosa possa durare in eterno. Che bel profumo questa ragazza.

Quanto era bello uscire da casa dopo aver fatto l’amore con la mia valchiria e averne ancora l’odore sulle dita. Chissà chi abita in quella casa adesso. Quante litigate, i suoi genitori schiavisti e gli amici mai pronti a capirti soffocati dall’affetto che provavano per te.

Non potrei pretendere molto in fondo. Sono un orfano della peggior specie, mi diceva il maestro: non riesco a dimenticarlo.

Suor Anna mi amava e per me era una madre. Non sarebbe fiera di me e non crederebbe adesso al guardiano del faro. Anche lei vola adesso.

L’illusione di essere normale, le caldi estate dei primi anni ‘90 al lavoro, adolescenza stoppata bruscamente. I tradimenti dei propri principi da templare.

Il camion tagliò il filo che legava i miei genitori adottivi alla vita. Un ubriaco croato. Una telefonata e tanto smarrimento. Odore di spogliatoio e il silenzio interrotto dalla caldaia del ristorante unico  rifugio possibile.

Il sapore delle lacrime salatissime di quei giorni e l’evoluzione a uno stato mentale successivo.

Il labirinto della droga. L’orrendo gioco dell’alzare sempre più in alto l’asticella dello sdegno.

Umiliazioni e gesti biechi. Gli specchi rotti e la voglia di essere migliore soffocata dal primo colpo di tosse.

L’amore illusorio. La voglia di telenovela porno. Inutili sbalzi d’umore e reazioni scollegate dalla realtà.

La presa di coscienza e l’abbandono di tutto. Gli aerei, mille persone dimenticate e tanto sudore. Viaggi improbabili, falsi contratti, truffe e raggiri.

La violenza subita. I torti fatti e non pagati. L’accettazione della parola vergogna.

La riflessione e la rielaborazione del proprio mondo. Distinguere il bene e il male e poi ripartire.

Il coraggio e la passione. Cancellare la parola rimpianto e problema. La fenice.

L’ultimo aereo, il faro poi Parigi. Poi chissà. Io sono ancora qui e non capisco cosa stia facendo o cercando in Scozia.

Adesso provo disagio e apro gli occhi.

 

Sarah mi guarda con un sorriso smagliante teneramente compassionevole e mi dice che se non ascoltassi musica durante la seduta mi avrebbe chiesto un sacco di cose sull’Italia. È il paese che amo, mi dice in un italiano claudicante e aggiunge che il prossimo anno vorrebbe passare un mese con il suo ragazzo a Roma, Firenze, Venezia… e Livorno, dove vive una sua zia acquisita.

Mostro timidamente di essere compiaciuto della sua decisione e poi le stringo la mano ringraziandola e complimentandomi per la sua abilità mi dirigo felicemente intorpidito all’uscita.

Sulla strada lo schiaffo del caldo mi fa quasi perdere l’equilibrio. Mi fermo al market per acquistare un box di birre e poi al molo per rientrare al mio rifugio con i miei nuovi piedi sostanzialmente unti e profumati.

Sulla barca del rientro al faro, voglia di sistemare francobolli antichi; quelli neozelandesi arrivati una settimana fa all’ufficio postale “Quattro” di Arbroath.

Sei solo, guardiano, non voltarti. Trasforma ogni tuo piccolo viaggio fisico o mentale in un’esperienza memorabile, non importa se la poca consapevolezza della vita rubata potrà essere condivisa o meno.

Il dolore mi nutre, il malessere e il disagio mi fanno sentire vivo. Se imparo a convivere con tutto questo avrò raggiunto una meta, anche se non capisco quale possa essere in realtà.

Mano nella tasca sinistra, tre mandate in senso antiorario tirando forte a sé il pesante portone metallico del mio “Bell Rock” per dirigermi velocemente alla scrivania, birra alla mano.

Passo a disporre con cura le attrezzature necessarie sul piano da lavoro. Catalogo specializzato “Yvert” per la Nuova Zelanda, pinzette inox ergonomiche da 15 cm punta arrotondata, lente d’ingrandimento professionale con focus x2 e x4 auto illuminante, filigranoscopio elettronico, lampada di Wood portatile per rilevare eventuali fluorescenze, odontometro decimale per stabilire le dentellature dei vari francobolli, cartoncini con listelli per disporre i pezzi catalogati, targhette segnaprezzo per scrivervi numero di catalogo note e prezzi, post-it piccoli e multicolore per annotazioni diverse, e infine il grosso album da 32 pagine color magenta stracolmo di francobolli neozelandesi dal 1857 a oggi. Oltre 3000 pezzi su 64 facciate con bei doppioni anche di valore e alcune interessanti varietà da sottoporre agli esperti di francobolli neozelandesi attraverso i forum filatelici che normalmente frequento.

Bevo un sorso di birra e comincio la prima parte della lunghissima maratona filatelica al termine della quale mi sarò dimenticato praticamente di tutto ciò che ho fatto durante il mio day-off. Ad eccezione del profumo di Sarah.

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