16 gennaio 2014

Lettera numero 21: Ritorno al faro...


2014: Ritorno al faro


Nessuno si sarà in-giustamente chiesto per quale motivo non ho più scritto dalla mia casetta in mezzo al mare di Scozia? Ebbene, la risposta è una sola ed è riassumibile nel fatto che non ero nella mia casetta in mezzo al mare di Scozia.

Come mi è capitato già in passato nei miei pellegrinaggi, di punto in bianco ho deciso di mollare tutto per prendermi un periodo sabbatico e mi sono messo a girare per il mondo lavorando.

Avevo voglia di subire ancora la passione per la cucina cercando di ritornare alla vita di sempre e ci sono in parte riuscito. Sono stato in Russia, in Italia, e in Germania per imparare un minimo di tedesco. Questi (forse) 6 mesi li ho passati a fare periodi di prova come responsabile o vice responsabile di cucina, nello stesso tempo mantenendomi in sistemazioni provvisorie in solitario o in stretta condivisioni con strani individui pressappoco civili. Nessuno ha creduto alle storie del mio faro in Scozia e sono stato considerato uno strano cazzaro – benché sia tutto vero.

Inutile scrivere quanto dispiacere possa aver dato la mia partenza al sig. Sindaco (Mc Person) e perfino a quei pochi abitanti di Arbroath con i quali a quel punto avevo condiviso serate al pub, pranzi, cene, chiacchierate e quant’altro.

Alla fine ho telefonato nuovamente alla mia capitaneria di porto preferita e ho spiegato di avere una personalità particolare e difficile, e quanto mi fossero rimaste nel cuore molte persone in quelle belle terre selvagge e perfino torbate. Ho dovuto porgere le mie scuse per quel biglietto ridicolo nel quale tentavo di addurre a un periodo di stress intenso la mia dipartita. Mi sono coperto di ridicolo come spesso accade un po’ a tutti, ma la cosa è talmente imbarazzante da rimuoverne immediatamente il ricordo.

Dopo un comprensibile gelo iniziale, le porte si sono riaperte per il piccolo Andrew che toltosi l’odore di cucina, e non solo, si prepara nuovamente a indossare gli abiti del guardiano del faro.

Fatta questa piccola premessa, posso dire che della mia breve parentesi estera rimangono molte fotografie, rimane vivo il profumo di una persona speciale, rimangono fissati scazzi e gesti inutili, rimangono sapori e soddisfazioni, rimangono aspettative e sogni durati non più di una settimana, ma soprattutto rimane forte la  consapevolezza nella mia testa di  essere un perdente positivo.

La vita di alcune persone a volte è fondamentalmente un romanzo mal riuscito o comunque non vissuto come protagonista ma come gregario della propria anima. In questo momento scrivo dentro un improbabile bar cittadino della ridente Svizzera francese dove sono capitato per caso inseguendo una libellula di nome Katerin. Di preciso mi trovo a Sion, che è davvero un bel paesone nonché il capoluogo del cantone bilingue Wallis/Vallée. Vallese, per dirla all’Italiana.

Sono in Rue de La Gare e sono appena reduce da un ottimo pranzo in un localino gourmand chiamato per l’appunto “Le Jardin Gourmand” dove ho potuto gustare del pesce con la dolcissima compagnia che da lì a poco, e forse inaspettatamente, mi avrebbe abbandonato con la pancia piena e il sorriso di chi ha vinto. Ci ho perso io, ma il mio amaro sorriso si trasformerà presto in inchiostro e tutto passerà come uno starnuto.

Concentrandomi sul pranzo, invece, la pescatrice di antipasto e lo sgombro di secondo erano prudentemente preparati dallo chef con abbinamenti infallibili: insalata di germogli, lardo e foie gras il primo, e peperoni stufati il secondo. Per la sciocchezzuola ho comunque dovuto fare a meno di 190 franchi svizzeri ma il giudizio è positivo.

Mi sono recato poi per l’appunto in questo caffè da dove scrivo nell’intento di sorseggiare qualcosa in attesa dell’interregionale che mi porterà alla volta di Sierre per poi da lì finalmente recarmi a Milano e prendere l’aereo alla volta di Edimburgo.

La libellula era troppo libellula anche per me ma il desiderio di catturarla e perfino quel pranzo consumato cordialmente insieme si sono trasformati essi stessi nel piacere del viaggio.

Ma adesso la mia mente non può che correre al mio futuro immediato, con la cerata color blu della capitaneria di Arbroath che tanto mi dona e mi rende così misteriosamente guardiano del faro. “Chissà come vive il guardiano?”, si chiedono la gente e i pescatori del piccolo borgo marinaro scozzese che mi vede in “divisa da tsunami” quando sbarco al molo due.

Una cosa che mai e poi mai mi sarei immaginato, invece, è sapere che su internet le persone con le quali entro in contatto (quasi sempre per le mie vendite filateliche) mi riempiono di domande sulla mia vita e mi trovo quasi costretto, per non rovinare il rapporto commerciale, a doverli informare sulle mie abitudini.

In realtà il Bell Rock Lighthouse doveva essere la mia isola beata fatta di salmastro, di libri, di francobolli e di musica, e per ironia della sorte non mi sono mai sentito così lontano e al tempo stesso vicino a migliaia di perfetti… non-conosciuti di persona.

Più vivo e più mi rendo conto che probabilmente molte delle nostre “convinzioni assolute e quasi dogmatiche” sono davvero tutt’altro che effettivamente punti fermi.

Ho iniziato a guadagnare bene da quando ho smesso di pensare al denaro, Dio mi ha trovato ancor prima che io avessi avuto il tempo di cercarlo, ho perso l’amore della mia vita la prima volta che ho pensato seriamente a un legame duraturo e importante, ho ottenuto sesso quando cercavo amicizia, ho pagato per essere amico di qualcuno, ho scoperto quanto amo cucinare adesso che non faccio più il mestiere dello chef di cucina, e amo stare all’estero considerandomi orgogliosamente straniero.

Mentre l’ennesima convinzione precipita nello sciacquone del mio pensiero, il cielo grigio inizia a versare una pungente e sottilissima pioggia su tutto e tutti.

Distolgo lo sguardo dalla tastiera di questo laptop e osservo quello che mi circonda passandomi le mani sulla testa e sull’attaccatura dei capelli sempre più alta.

Mi alzo per pagare le consumazioni con un bagaglio di quarant’anni addosso e le suole delle scarpe sempre consumate.

Domani alle 16:35 salirò sul volo che mi riporterà in Scozia e porterò con me una  bottiglia di vino italiano per il sig. Mc Person, il portafortuna di una cartomante conosciuta nel metrò di Mosca, e un nuovo fiammante paio di scarpe.