2014:
Ritorno al faro
Nessuno si sarà in-giustamente chiesto per quale
motivo non ho più scritto dalla mia casetta in mezzo al mare di Scozia? Ebbene,
la risposta è una sola ed è riassumibile nel fatto che non ero nella mia
casetta in mezzo al mare di Scozia.
Come mi è capitato già in passato nei miei
pellegrinaggi, di punto in bianco ho deciso di mollare tutto per prendermi un
periodo sabbatico e mi sono messo a girare per il mondo lavorando.
Avevo voglia di subire ancora la passione per la
cucina cercando di ritornare alla vita di sempre e ci sono in parte riuscito.
Sono stato in Russia, in Italia, e in Germania per imparare un minimo di
tedesco. Questi (forse) 6 mesi li ho passati a fare periodi di prova come
responsabile o vice responsabile di cucina, nello stesso tempo mantenendomi in sistemazioni
provvisorie in solitario o in stretta condivisioni con strani individui
pressappoco civili. Nessuno ha creduto alle storie del mio faro in Scozia e
sono stato considerato uno strano cazzaro – benché sia tutto vero.
Inutile scrivere quanto dispiacere possa aver dato
la mia partenza al sig. Sindaco (Mc Person) e perfino a quei pochi abitanti di
Arbroath con i quali a quel punto avevo condiviso serate al pub, pranzi, cene,
chiacchierate e quant’altro.
Alla fine ho telefonato nuovamente alla mia
capitaneria di porto preferita e ho spiegato di avere una personalità
particolare e difficile, e quanto mi fossero rimaste nel cuore molte persone in
quelle belle terre selvagge e perfino torbate. Ho dovuto porgere le mie scuse
per quel biglietto ridicolo nel quale tentavo di addurre a un periodo di stress
intenso la mia dipartita. Mi sono coperto di ridicolo come spesso accade un po’
a tutti, ma la cosa è talmente imbarazzante da rimuoverne immediatamente il
ricordo.
Dopo un comprensibile gelo iniziale, le porte si
sono riaperte per il piccolo Andrew che toltosi l’odore di cucina, e non solo,
si prepara nuovamente a indossare gli abiti del guardiano del faro.
Fatta questa piccola premessa, posso dire che
della mia breve parentesi estera rimangono molte fotografie, rimane vivo il profumo
di una persona speciale, rimangono fissati scazzi e gesti inutili, rimangono
sapori e soddisfazioni, rimangono aspettative e sogni durati non più di una
settimana, ma soprattutto rimane forte la
consapevolezza nella mia testa di
essere un perdente positivo.
La vita di alcune persone a volte è
fondamentalmente un romanzo mal riuscito o comunque non vissuto come
protagonista ma come gregario della propria anima. In questo momento scrivo
dentro un improbabile bar cittadino della ridente Svizzera francese dove sono
capitato per caso inseguendo una libellula di nome Katerin. Di preciso mi trovo
a Sion, che è davvero un bel paesone nonché il capoluogo del cantone bilingue
Wallis/Vallée. Vallese, per dirla all’Italiana.
Sono in Rue de La Gare e sono appena reduce da un ottimo pranzo in
un localino gourmand chiamato per l’appunto “Le Jardin Gourmand” dove ho potuto
gustare del pesce con la dolcissima compagnia che da lì a poco, e forse inaspettatamente,
mi avrebbe abbandonato con la pancia piena e il sorriso di chi ha vinto. Ci ho
perso io, ma il mio amaro sorriso si trasformerà presto in inchiostro e tutto
passerà come uno starnuto.
Concentrandomi sul pranzo, invece, la pescatrice
di antipasto e lo sgombro di secondo erano prudentemente preparati dallo chef
con abbinamenti infallibili: insalata di germogli, lardo e foie gras il primo,
e peperoni stufati il secondo. Per la sciocchezzuola ho comunque dovuto fare a
meno di 190 franchi svizzeri ma il giudizio è positivo.
Mi sono recato poi per l’appunto in questo caffè da
dove scrivo nell’intento di sorseggiare qualcosa in attesa dell’interregionale
che mi porterà alla volta di Sierre per poi da lì finalmente recarmi a Milano e
prendere l’aereo alla volta di Edimburgo.
La libellula era troppo libellula anche per me ma
il desiderio di catturarla e perfino quel pranzo consumato cordialmente insieme
si sono trasformati essi stessi nel piacere del viaggio.
Ma adesso la mia mente non può che correre al mio
futuro immediato, con la cerata color blu della capitaneria di Arbroath che
tanto mi dona e mi rende così misteriosamente guardiano del faro. “Chissà come vive il guardiano?”, si
chiedono la gente e i pescatori del piccolo borgo marinaro scozzese che mi vede
in “divisa da tsunami” quando sbarco al molo due.
Una cosa che mai e poi mai mi sarei immaginato,
invece, è sapere che su internet le persone con le quali entro in contatto
(quasi sempre per le mie vendite filateliche) mi riempiono di domande sulla mia
vita e mi trovo quasi costretto, per non rovinare il rapporto commerciale, a
doverli informare sulle mie abitudini.
In realtà il Bell Rock Lighthouse doveva essere la
mia isola beata fatta di salmastro, di libri, di francobolli e di musica, e per
ironia della sorte non mi sono mai sentito così lontano e al tempo stesso
vicino a migliaia di perfetti… non-conosciuti di persona.
Più vivo e più mi rendo conto che probabilmente
molte delle nostre “convinzioni assolute e quasi dogmatiche” sono davvero
tutt’altro che effettivamente punti fermi.
Ho iniziato a guadagnare bene da quando ho smesso
di pensare al denaro, Dio mi ha trovato ancor prima che io avessi avuto il
tempo di cercarlo, ho perso l’amore della mia vita la prima volta che ho
pensato seriamente a un legame duraturo e importante, ho ottenuto sesso quando
cercavo amicizia, ho pagato per essere amico di qualcuno, ho scoperto quanto
amo cucinare adesso che non faccio più il mestiere dello chef di cucina, e amo
stare all’estero considerandomi orgogliosamente straniero.
Mentre l’ennesima convinzione precipita nello
sciacquone del mio pensiero, il cielo grigio inizia a versare una pungente e
sottilissima pioggia su tutto e tutti.
Distolgo lo sguardo dalla tastiera di questo
laptop e osservo quello che mi circonda passandomi le mani sulla testa e
sull’attaccatura dei capelli sempre più alta.
Mi alzo per pagare le consumazioni con un bagaglio
di quarant’anni addosso e le suole delle scarpe sempre consumate.
Non è vero che nessuno si è chiesto che fine avevi fatto, io me lo sono chiesto e proprio ieri(ormai non credo più al caso da molto tempo) ti ho vagamente pensato- chissà dov'è Andrew,quel vagabondo,sarà a cucinare per il mondo-
RispondiEliminaBuon ritorno in Scozia :-)
p.s mi sei mancato,e dico sul serio.
Carola
ciao carolina che piacere!!! se posso scrivertelo anch'io ho pensato "ma si ricorderà del guardiano?" sei una persona che mi da sempre calore e mi farebbe piacere scrivere ogni tanto anche a te come faccio da anni con diversi amici e viceversa senza impegno....eccoti la mia mail, quando ti senti di scrivere un po' di te stessa meindr@libero.it
RispondiEliminaCavolo, era troppo tempo che non sapevo nulla di te, ed eccone il motivo... Confesso che la notte di capodanno ho pensato a te, mandandoti un augurio per qualunque avessi im mente di realizzare. Ti voglio bene, fratello, bentornato!
RispondiEliminapurtroppo non ho ricevuto il tuo sms ma questo non toglie l'affetto incondizionato che ho per te... grazie
RispondiElimina