02 maggio 2014

Lettera numero 23: Love of The Common People


Da poco ho acquistato un divanetto da una piazza e mezza, se così si può scrivere, o forse dovrei definirlo una superpoltrona? Questa piccola dissertazione non è utile alla storia, ma mi spiego meglio.

Da poco ho acquistato una superpoltrona da mettere vicino al mio letto nella sala comandi del faro. È un fatto.

La cosa potrebbe suonare come “una suora in mezzo al bosco”, per citare una canzone di Mina duettata con Beppe Grillo e riguardante l’ipocondria (1), ma la mia superpoltrona va ben oltre. Eh già!

Da poco ho fatto un determinato comodissimo acquisto ma vorrei andare oltre. Scandaglio il mondo della mia fantasia.

Nel mio immaginario sogno spesso di vivere in una spiritualmente caldissima baita legnosa a circa 15 km a sud di Hammerfest, splendido e più che mai arboreo paesino turistico della Norvegia: si mormora sia il più nordico avamposto mondiale di una certa grandezza! Beh, nella mia fantasia, ho acquistato una baita splendida in mezzo a questo deserto nevoso permanente, e ci vivo di coccole con una dolcissima metà. Fare le coccole è una scienza. Non basta accovacciarsi vicino al proprio partner con sguardo dolcemente ebete indossando uno splendido maglione pesante di lana raffigurante cervi e pupazzi di neve stilizzati. Va ben oltre, ma lo scriverò in un trattato scientifico dal titolo “Coccole, tenerezze e affettuosità”. Non oggi e men che meno domani. Probabilmente mai.

Nel mio sogno sono un potente DJ (scuola tedesca in stile “Neelix”, per intenderci). Molto elegante nella musica, morigerato quando è il caso nell’utilizzo di effetti e minimalista.

Amo assemblare la mia musica mentre la mia cerbiatta va a fare legna per il nostro vorace caminetto. Il resto della giornata lo passo a correre nel bosco o a scrivere e fantasticare sul vivere in fantasmagorici fari immersi nei gelidi mari del nord seduto su una splendida, fiammante, comodissima poltrona king size. Limito l’utilizzo dell’auto (una Jeep Wrangler del 2007) a una volta al giorno, giusto per il vettovagliamento nel ridente borgo di Hammerfest. Recupero da quello che per molti è un feticcio il senso dell’utilità e della mobilità.

Il rientro al focolare è una lenta passerella in un fantastico mondo bianco cristallizzato dove scenari immobili mi accompagnano instancabilmente verso il mio nido. In questo necessario e per nulla romantico rituale del rientro a casa motorizzato, il potente frastuono della mia Jeep JK 2800 diesel rovina la poesia di tutto ciò che mi circonda. Un male necessario che scoiattoli ed altri abitanti delle lande gelate hanno deciso di perdonarmi a patto di non avere ospiti a cena.

Il mio parcheggio è una landa boscosa coperta perennemente da neve avente lato di circa 30 km. Nella mia fantasticata vita in queste gelide terre non farò mai a pugni per un parcheggio, ma molto probabilmente prima o poi scapperò da un orso inferocito per puro spirito di territorialità. Ne ho visti parecchi ma grazie al cielo non mi sono mai avvicinato ai cuccioli. Nonostante il mio GPS sia sempre attivo, ho un preciso itinerario per correre perché se sopravvivo ci sono più possibilità che io possa continuare a fare coccole a
qualcuno.
Il mondo della musica non rimpiangerà questo DJ, o forse sì.

La cena è costituita quasi esclusivamente da zuppe molto sostanziose con pane nero o comunque a scorza dura (di mia produzione), e carni di renna essiccata per arricchire e insaporire le vivande. Il venerdì non mi faccio mancare il gravlaks, una preparazione a base di salmone molto semplice e squisita. Anche la mia compagna lo apprezza moltissimo.

Lo splendido salmone norvegese deputato a tale scopo, lo amo pescare a circa 800 metri da casa. Per la marinatura in casa utilizzo come zucchero un mascovado brown e fior di sale affumicato nella quercia. Inutile descrivere il profumo e la bontà di questo semplice piatto.

Sempre rimanendo nel mio sogno in Norvegia, amo osservare la mia compagna mentre dipinge, mentre guarda quel televisore in bianco e bianco che è la finestra, e mentre dorme dopo aver fatto l’amore.

Si avvicina maggio e per circa tre mesi avremo il sole tutto il giorno. Questo fenomeno è talmente incredibile e particolare che il nostro organismo si ribella dando segnali davvero molto bizzarri. Nella nostra vita comunque non  cambierà nulla: saremo sempre gli stessi e percorreremo le strade del nostro destino. That’s it.

Domani mattina mi alzerò e farò colazione con una fetta di pane tostata e marmellata di bacche dei gelidi boschi che mi circondano. Il loro nome non mi è dato di sapere ma per me sono le puff-bacche. Un bicchiere di latte, poi si parte per qualche chilometro di corsa leggera alla temperatura tipicamente primaverile in Norvegia di -7°.

Sognando m’immagino come una persona felice e realizzata, semplice e non particolarmente sfigata. Non mi costa nulla farlo da dietro una tastiera di un vecchio e usurato laptop ma adesso è tempo di rientrare al faro.

 
Teletrasporto in Scozia. Fine dei miei sogni. Non sono più un DJ e non lo sarò mai.

 
Ad Arbroath il termometro segna +7 stamattina. Non è certo la primavera come la intenderei io, ma è pur sempre l’ultima coda dell’inverno passato.

La primavera inizia a schizzare umori emanando micro-vampate di timidi bollori nel pomeriggio, alternati ad ancora gelide folate di vento.

Apro la finestra (quella vera) del mio faro, e un immenso specchio grigio azzurro assale il mio campo visivo. Il vento mi accarezza il volto e non posso non pensare ai piccoli gesti che tutte le persone compiono per dare una parvenza di felicità apparente, un senso di adeguatezza alla propria stringata esistenza.

Sono persone comuni, nulla più. Sono bimbi spesso malinconici, donne apparentemente sorridenti, uomini svuotati di molto e più o meno piccoli animali domestici testimoni silenziosi di quanto scritto.

Molto spesso sono persone che nemmeno hanno una superpoltrona comodissima dove fantasticano come acerbi adolescenti perché forse sono stanchi, oppure hanno smesso di essere ragazzini ancor prima di diventarlo. Nella peggiore delle ipotesi hanno semplicemente finito i sogni.

Sono un uomo qualunque e ho barattato la mia felicità con una massiccia dose di fantasia: scriverò il mio dolore rincorrendo improbabili storie e solo il vento potrà accarezzarmi.

 

 (1)