Da poco ho
acquistato un divanetto da una piazza e mezza, se così si può scrivere, o forse
dovrei definirlo una superpoltrona? Questa piccola dissertazione non è utile
alla storia, ma mi spiego meglio.
Da poco ho
acquistato una superpoltrona da mettere vicino al mio letto nella sala comandi
del faro. È un fatto.
La cosa potrebbe
suonare come “una suora in mezzo al bosco”, per citare una canzone di Mina
duettata con Beppe Grillo e riguardante l’ipocondria (1), ma la mia superpoltrona
va ben oltre. Eh già!
Da poco ho fatto un
determinato comodissimo acquisto ma vorrei andare oltre. Scandaglio il mondo
della mia fantasia.
Nel mio immaginario
sogno spesso di vivere in una spiritualmente caldissima baita legnosa a circa 15 km a sud di Hammerfest,
splendido e più che mai arboreo paesino turistico della Norvegia: si mormora
sia il più nordico avamposto mondiale di una certa grandezza! Beh, nella mia
fantasia, ho acquistato una baita splendida in mezzo a questo deserto nevoso
permanente, e ci vivo di coccole con una dolcissima metà. Fare le coccole è una
scienza. Non basta accovacciarsi vicino al proprio partner con sguardo
dolcemente ebete indossando uno splendido maglione pesante di lana raffigurante
cervi e pupazzi di neve stilizzati. Va ben oltre, ma lo scriverò in un trattato
scientifico dal titolo “Coccole, tenerezze e affettuosità”. Non oggi e men che
meno domani. Probabilmente mai.
Nel mio sogno sono
un potente DJ (scuola tedesca in stile “Neelix”, per intenderci). Molto
elegante nella musica, morigerato quando è il caso nell’utilizzo di effetti e minimalista.
Amo assemblare la
mia musica mentre la mia cerbiatta va a fare legna per il nostro vorace
caminetto. Il resto della giornata lo passo a correre nel bosco o a scrivere e
fantasticare sul vivere in fantasmagorici fari immersi nei gelidi mari del nord
seduto su una splendida, fiammante, comodissima poltrona king size. Limito
l’utilizzo dell’auto (una Jeep Wrangler del 2007) a una volta al giorno, giusto
per il vettovagliamento nel ridente borgo di Hammerfest. Recupero da quello che
per molti è un feticcio il senso dell’utilità e della mobilità.
Il rientro al
focolare è una lenta passerella in un fantastico mondo bianco cristallizzato
dove scenari immobili mi accompagnano instancabilmente verso il mio nido. In
questo necessario e per nulla romantico rituale del rientro a casa motorizzato,
il potente frastuono della mia Jeep JK 2800 diesel rovina la poesia di tutto
ciò che mi circonda. Un male necessario che scoiattoli ed altri abitanti delle
lande gelate hanno deciso di perdonarmi a patto di non avere ospiti a cena.
Il mio parcheggio è
una landa boscosa coperta perennemente da neve avente lato di circa 30 km . Nella mia fantasticata
vita in queste gelide terre non farò mai a pugni per un parcheggio, ma molto
probabilmente prima o poi scapperò da un orso inferocito per puro spirito di
territorialità. Ne ho visti parecchi ma grazie al cielo non mi sono mai
avvicinato ai cuccioli. Nonostante il mio GPS sia sempre attivo, ho un preciso
itinerario per correre perché se sopravvivo ci sono più possibilità che io
possa continuare a fare coccole a
qualcuno. Il mondo della musica non rimpiangerà questo DJ, o forse sì.
La cena è costituita
quasi esclusivamente da zuppe molto sostanziose con pane nero o comunque a
scorza dura (di mia produzione), e carni di renna essiccata per arricchire e insaporire le vivande.
Il venerdì non mi faccio mancare il gravlaks, una preparazione a base di
salmone molto semplice e squisita. Anche la mia compagna lo apprezza
moltissimo.
Lo splendido
salmone norvegese deputato a tale scopo, lo amo pescare a circa 800 metri da casa. Per la
marinatura in casa utilizzo come zucchero un mascovado brown e fior di sale
affumicato nella quercia. Inutile descrivere il profumo e la bontà di questo
semplice piatto.
Sempre rimanendo
nel mio sogno in Norvegia, amo osservare la mia compagna mentre dipinge, mentre
guarda quel televisore in bianco e bianco che è la finestra, e mentre dorme
dopo aver fatto l’amore.
Si avvicina maggio
e per circa tre mesi avremo il sole tutto il giorno. Questo fenomeno è talmente
incredibile e particolare che il nostro organismo si ribella dando segnali
davvero molto bizzarri. Nella nostra vita comunque non cambierà nulla: saremo sempre gli stessi e
percorreremo le strade del nostro destino. That’s it.
Domani mattina mi
alzerò e farò colazione con una fetta di pane tostata e marmellata di bacche
dei gelidi boschi che mi circondano. Il loro nome non mi è dato di sapere ma
per me sono le puff-bacche. Un bicchiere di latte, poi si parte per qualche
chilometro di corsa leggera alla temperatura tipicamente primaverile in
Norvegia di -7°.
Sognando m’immagino
come una persona felice e realizzata, semplice e non particolarmente sfigata.
Non mi costa nulla farlo da dietro una tastiera di un vecchio e usurato laptop
ma adesso è tempo di rientrare al faro.
Ad Arbroath il
termometro segna +7 stamattina. Non è certo la primavera come la intenderei io,
ma è pur sempre l’ultima coda dell’inverno passato.
La primavera inizia
a schizzare umori emanando micro-vampate di timidi bollori nel pomeriggio,
alternati ad ancora gelide folate di vento.
Apro la finestra
(quella vera) del mio faro, e un immenso specchio grigio azzurro assale il mio
campo visivo. Il vento mi accarezza il volto e non posso non pensare ai piccoli
gesti che tutte le persone compiono per dare una parvenza di felicità
apparente, un senso di adeguatezza alla propria stringata esistenza.
Sono persone
comuni, nulla più. Sono bimbi spesso malinconici, donne apparentemente
sorridenti, uomini svuotati di molto e più o meno piccoli animali domestici
testimoni silenziosi di quanto scritto.
Molto spesso sono
persone che nemmeno hanno una superpoltrona comodissima dove fantasticano come
acerbi adolescenti perché forse sono stanchi, oppure hanno smesso di essere
ragazzini ancor prima di diventarlo. Nella peggiore delle ipotesi hanno semplicemente
finito i sogni.
Sono un uomo
qualunque e ho barattato la mia felicità con una massiccia dose di fantasia:
scriverò il mio dolore rincorrendo improbabili storie e solo il vento potrà
accarezzarmi.