15 dicembre 2012

Lettera numero Nov-e: come un diamante in mezzo al cuore


COME UN DIAMANTE IN MEZZO AL CUORE…

Splendida è la vita con le sue milioni di pieghe, un libro scritto con la sabbia sul bagnasciuga in un giorno di mareggiata. Profumi, nausee e incredibili montagne russe compiute nel tentativo di essere differenti risultano alla fin fine incredibilmente identiche l’una all’altra.

Si dischiudono gli occhi e si respira profondamente ogni volta che suona la sveglia del gabbiano delle cinque in punto. Mentre fisso un punto a caso della stanza da letto e cerco di capire il titolo di un assurdo film d’avanguardia tedesco visto almeno quindici anni prima, mi ritrovo già ai posti di comando. Finito il film.

Quando ricorre un anniversario importante sono a dir poco elettrico, ogni oggetto metallico in grado di condurre elettricità lo farà, e la condurrà attraverso ogni mio poro. È una sorta di qualità, se vogliamo, un po’ come per i Fantastici Quattro, solo meno mirabolante. Un caro amico d’infanzia sostiene addirittura che una volta, mentre ci trovavamo intenti a giocare col computer a casa sua, mi levai con forza il mio maglione di lana e dal dorso della mia arsa mano infreddolita fuoriuscì un potente fulmine lungo alcuni centimetri.

Ah già, si parlava di una ricorrenza importante! Due anni di libertà incondizionata. È stato un percorso davvero pieno di ostacoli e molto articolato, ma dopo oltre 7 lustri passati in cambusa a cercare gli ingredienti per la ricetta del divenire un vero uomo, mi sono accorto che tutti i parametri con i quali avevo condotto la mia vita e la mia ricerca non erano particolarmente alti, e men che meno infallibili. La sensazione di sentirsi liberi dai giudizi altrui e dal senso di inadeguatezza che essi ci creano talvolta meritava proprio un segno sul calendario. Due anni passati fregandomene altamente di quello che chiunque potesse pensare di questo orfano esiliato.

Quando alcune tue certezze si sgretolano come cacca secca di mucca pestata in quegli aridi campi estivi in piena campagna toscana o, perché no, umbra, ci si sente deboli e insicuri.

Le persone con le quali fino a ieri probabilmente litigavi e che erano al centro dei tuoi deliri di onnipotenza distruttiva, non esistono più perché si sono perfettamente amalgamate alle altre creature: mondo.

Vi siete mai trovati a disagio? Siete mai stati messi in profondo imbarazzo da un indice puntato? Qualcuno ha mai sostenuto cose terribilmente odiose e fottutamente vere sul vostro conto? Non basta, cari ragazzi.

Cresci pensando che i veri uomini siano (im)probabili avventurieri con la gamba di legno strappata magari da un pescecane distratto nel famigerato Mar dei Sargassi, e poi ti svegli un giorno alla soglia dei quarant’anni con la certezza che la vera impresa eccezionale, come sosteneva lo splendido Lucio Dalla, è “essere normale”.

Vivi situazioni apparentemente insostenibili per alcuni mesi, e a distanza di alcuni giorni dal vissuto nemmeno ti ricordi quale cosa avesse potuto scatenare il tuo malessere. Un rigurgito di debolezza, tutto qui.

È bello sentirsi fintamente slegati dal mondo potendovi accedere in qualsiasi momento con un semplice click e potersi poi vantare dell’essere un cane sciolto. La banalità ha un gusto del tutto diverso in bocca quando la camuffi con una presunta brillantezza.

Notti insonni, incredibili fibrillazioni sonore mi hanno sempre permesso di poter coltivare le mie passioni mantenendo una parvenza di vita sociale e lavorativa normale; sono fottutamente felice di essere qui nel mio faro a scrivere a Mr. Nessuno in qualsiasi parte del mondo: vorrei conoscere il mandarino per poterlo dire ad oltre un miliardo di persone, ma mi accontento di un paio di amici che ogni tanto si ricordano del May con un comodo pollice alzato.

Sono certo che il mio cuore stia covando qualcosa ma non conosco il suo linguaggio, sebbene ne percepisca i sussulti che sono quasi sempre un preludio al cambiamento, allo slancio verso piccoli giganteschi traguardi.

La fede ha conquistato a piccoli passi tutto me stesso, e sarebbe superfluo  intavolare un discorso filosofico a riguardo: sono giunto a una interpretazione intesa come miglioramento. Credere in qualcosa ci spinge comunque a piccole tappe intermedie in quel viaggio chiamato vita che è un dono incredibile, tanto da commuovermi. Ho visto un amico piangere un giorno durante un temporale che ci aveva sorpreso in una tiepida estate di alcuni anni fa in occasione di una rimpatriata tra chef di cucina.

Lì per lì pensai alla famosa strofa de Il bombarolo di De André, ma guardandomi negli occhi il mio amico (Vale) mi disse che era felice che esistesse la pioggia e che l’acqua fosse una specie di reset della natura: una semplice manifestazione di quanto Dio (o chi per lui) fosse stato così grandioso da ricordarci la sua magnificenza con un semplice tocco d’artista. L’odore della natura dopo pochi minuti ci avvolse in un abbraccio che ci zittì e rimanemmo di pietra ad ammirare il mare nostro in abito grigio con la pace nel cuore.

L’elettricità svanisce con il grigio, si torna ad essere un comune individuo e si chiudono gli occhi.

Vita…

 

 

 

2 commenti:

  1. Bella anche questa lettera :-)
    Vorrei aggiungere qualcosina in più ma si legge bene e si commenta da sola
    Ciao
    p.s ma da quelle parti nevica ogni tanto?Sarebbe il massimo mare,faro,neve...cioccolata calda :-)

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  2. Carolina è come il caffè che ti portano alla fine di un servizio in cucina molto faticoso: inaspettato e molto piacevole ;)

    Siamo alla seconda nevischiata Carolina ed è strano per queste parti ma credo che la neve farà capolino presto, in notturna per sorprendere tutti e ribadire la sua invincibile magnificenza.
    Un affettuoso saluto da Bell Rock dove per scaldarmi uso uno splendido Ile of Jura 21 anni davanti alla mia stufetta elettrica che si finge caminetto.

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