31 ottobre 2012

Lettera numero quattr-o: tempeste, risvegli ed incubi filatelici


ANDREWMAY73 LETTERA

NUMERO QUATTR–O

 La vista di quello studio antico levava il fiato. Non so dove mi trovassi esattamente, ma quello che avevo di fronte era uno spettacolo. Librerie antiche in rovere con vetrata, alte due metri e venti circa. Dentro a ciascuno di quegli enormi mobili, decine di raccoglitori con francobolli e storia postale classica da tutto il mondo. Sul grande tavolo di fronte a me, decine di pagine con esemplari incredibili si mostravano ai miei occhi; non riuscivo nemmeno a fare un commento. Fermo con la bocca secca, semi-aperta: inebetito. Nella mia mano si materializza incredibilmente una lettera del 1901 affrancata con uno dei tre esemplari conosciuti su lettera della serie «Esposizione pro-americana di Buffalo» da un centesimo verde con disegno capovolto.
Il timbro postale è di un minuscolo paese dell’Alabama, Bessemer, dove questo incredibile errore di emissione fu scoperto oltre cento anni fa. La prima cosa che mi è passata per la testa era il numero di stipendi che avrei dovuto ricevere per comprarmi una simile rarità. Lo sguardo severo dell’anziano signore che mi guardava con sdegno al di la del tavolo si ruppe lasciando spazio a un lapidario commento: «Novantamila euro spesi bene».

 Neanche il tempo di realizzare che non avrei mai posseduto anche solo per qualche istante un simile tesoro filatelico, che il mio volto di incompetente collezionista si fece pallido.
A pochissimi centimetri da me, forse cinquanta e comunque non più di un metro una vera reliquia postale per noi italici collezionisti. La presi in mano con l’amore che è giusto dedicare a un bimbo, o a un fiore raro. C’era un certificato filatelico e un’elegante taschina in plastica con un piccolo francobollo giallo ocra.         Il documento legalmente riconosciuto emesso da un perito sentenziava:
«L’Esemplare qui riprodotto fotograficamente ha centratura perfetta e gomma originale, ed incredibilmente integra per un esemplare analogo. Appartiene alla serie del Governo Provvisorio del Gran Ducato di Toscana del primo gennaio 1860, valore facciale 3 Lire, colore ocra giallo. Al momento dell’esame si presenta in stato di conservazione eccezionale ed è stato firmato al verso. Londra Dicembre 21, anno 1913».
 
Lo raccolsi e, complice la mia demoniaca invidia, lo danneggiai come più potei, spiegazzandolo tutto. L’anziano non ebbe nemmeno il tempo di gridare, anche se il suo volto di pietra e il suo sguardo terrorizzato non mi avrebbero dato tregua facilmente.
Neanche il tempo di portare a termine un gesto così bieco e deplorevole che uno squassante boato fece tremare tutto. Un’esplosione mostruosa e poco dopo un’altra, e un’altra ancora. Fui colto da terrore, e fu così che il mio inconscio ordinò ai miei occhi di aprirsi. Stavo fissando il tetto della mia cameretta e sentii nuovamente un boato tremendo, tanto da far tremare persino il letto.

 Adesso sono cosciente! Mi alzo di scatto, come un vero e proprio tarantolato, e sudato all’inverosimile cerco di capire cosa sta succedendo al mondo. Realizzo subito. Avevo visto mareggiate grandi in vita mia, ma adesso mi ci trovavo letteralmente in mezzo. Onde di sette, otto e forse anche dieci metri si frantumavano nel terrapieno del faro e nel faro stesso, dando vita a una sinfonia di distruzione. Un’apocalisse di suoni metallici. Non mi vergogno a scrivere che me la sto facendo sotto e guardando quelle cuffie antirumore appese al quadro comandi, adesso finalmente ci trovo un senso.
Faccio un sopralluogo in tutta la struttura, ma è davvero tutto incredibilmente integro (1), non fosse per il rumore davvero inquietante.
Chiamo la capitaneria per dire che qui è tutto apposto, e mi risponde assonnato il mio omonimo che mi fa una battuta in quello che presumo sia scozzese.(2)

Pur non capendo nulla lo mando letteralmente a fare in culo e poi mi ridò un tono, tanto oramai la nottata è compromessa, ed io non posso che aspettare un’alba incredibile se la tempesta si placa prima. Indosso le cuffie antirumore e metto su la mia bialettina con il caffè giusto. Scopro che le cuffie cambiano la percezione del mondo, dell’ambiente e del caffè. Bene, pirla. Adesso siediti e scrivi. Sfogati. Certo sì, ma cosa? Ah, certo. C’è quello strano sogno del quale ricordo davvero poco, ma sono sicuro di sentirmi inadeguato nel rievocarlo, perché sono tuttora a disagio mentre tento di entrare disperatamente nella mia cosiddetta comfort zone. Inizio a masticare la mia Bic nera stuzzicandomi le labbra e ticchettando il mio naso, che mi segnala l’uscita del caffè tipo Allegro Chirurgo.
Adesso visualizzo qualcosa, inebriato dalla caffeina. Sì lo visualizzo, era un Tre Lire di Toscana. Una delle più grandi rarità filateliche della storia d’Italia. Ma al di là del suo livello di rarità assoluta (ne esistono 325 in totale dei quali solo due su lettera, quattro su frammento, cinquantaquattro nuovi dei quali solo uno catalogato “Champion” che si aggiudicò addirittura la copertina della rivista Life nel 1954), e al di là della sua quotazione di catalogo a sei cifre in euro, resta un francobollo speciale, e nessuno, soprattutto tra i non addetti ai lavori, s’immagina quanto e perché.
Correva l’anno del signore 1860, primo gennaio. Da lì a due mesi Cavour avrebbe chiesto al Gran Ducato di Toscana di annettersi al regno di Vittorio Emanuele II, ma senza una spiegazione storica, qualcuno decise d’inserire proprio sull’alto valore della serie di francobolli toscani l’indicazione IT di Italia accanto al valore facciale: se vogliamo, come esplicito invito a promuovere l’iniziativa piemontese. L’Italia non esisteva ancora nel 1860 eppure aveva già un suo baluardo!

Questi francobolli vennero usati per tre anni sino al 1863 e non esiste informazione sicura di quanti ne siano stati emessi, ma è sicuro che tutti gli esemplari non utilizzati a quel tempo furono distrutti. Divenne subito una rarità filatelica sino dagli albori di questa nobile forma di collezionismo (intorno al finire della decade del 1860). Il famoso falsario francese Jean de Sperati decise di iniziare la sua carriera criminale proprio dopo aver preso una solenne cantonata acquistando un presunto Tre Lire per centomila franchi a Parigi nel 1920! Nessuno s’immaginerebbe che questo piccolo francobollo abbia persino spinto il regista Andrea Pellizzer a farne un film, Tre Lire primo giorno, fantasticando su un’inverosimile busta viaggiata il primo giorno di emissione di questo francobollo. Questa però è un’altra storia (3).

Lo scorso anno abbiamo festeggiato il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, ma se vogliamo, la filatelia italiana ha anticipato tutto di un anno con il Tre Lire di Toscana, attraverso l’uso del nome, della moneta e di simboli comuni.

Eravamo un branco di nazioncine fantoccio nel 1860. Ed oggi, mentre alcuni politici nostrani dicono di volercisi pulire il culo con la nostra bandiera, siamo una nazione stracolma di difetti e criticità ma con un’identità eterogenea ma comune. Sono un insopportabile idealista, lo so, ma ci convivo.
Leggere lo scritto da un auto-esiliato che ha rinnegato parzialmente l’essenza del proprio Paese posso capire non abbia grande credibilità, ma questo è ciò che penso qui nel mio faro alle 5 del mattino mentre il mare si zittisce ed il cielo è un preludio alla più bella alba della storia.

 NOTA 1 : nota incredibile della storia bi-centenaria del faro Bell Rock (1811) è che ha sempre funzionato resistendo alla furia delle onde, senza mai avere bisogno di riparazioni, salvo quelle rese necessarie da un elicottero che vi si schiantò nel 1955. Evidentemente la passione del costruttore Robert Stevenson per questo progetto diede buoni frutti.

NOTA 2: Il gaelico scozzese (Gàidhlig) è una lingua appartenente al gruppo Goidelico delle Lingue celtiche. Questo comprende anche l'irlandese e il mannese. Il gaelico scozzese ha avuto una crisi nel '700 e nel '800 quando gli inglesi vietarono di parlarlo. In questa fase avvenne una vera e propria pulizia etnica, caratterizzata dall'esproprio delle terre ai clan. l'abolizione degli stessi clan, il divieto di parlare gaelico in pubblico. Nessuna tradizione poteva essere seguita (compreso il suonare la cornamusa). Nel 2001 questo idioma venne ufficialmente riconosciuto e tutelato ed è conosciuto da una piccola percentuale degli scozzesi del Nord Ovest.
NOTA 3: Sul sito www.trelire.com troverete tutte le informazioni sul film del 2009 “Tre Lire primo giorno” di Andrea Pellizer interpretato da Fabrizio Veronese, Carlo Rivolta da Vanzaghello e Matilde Rivolta. Una commedia low cost simpatica, brillante e soprattutto diversa.

23 ottobre 2012

Lettera numero tr-e: Le piccole cose importanti


ANDREWMAY73 LETTERA

NUMERO TR–E

Sono arrivati tutti i miei bagagli all’ufficio postale presso la stazione ferroviaria di Arbroath. Un trasloco emotivo durato 38 anni oggi approda in terra di Scozia.

Chiunque non sia un collezionista per natura non potrebbe mai capire che sono più felice di ricevere i miei raccoglitori della collezione-studio[NOTA 1] di francobolli degli Stati Uniti d’America pre-1900 piuttosto che le mie divise da chef o i miei vestiti per le occasioni nelle quali mi maschero da uomo qualunque.

Musica in modalità random, selezione easy (l’adorabile pop anni Ottanta, oppure Bob Marley e i Police, per esempio) e mantengo la parola data a me stesso dedicando il May-pensiero quotidiano alle piccole cose che ci rendono vivi. In particolare, tre cose fanno parte per me di questo elenco. Ci avrà sicuramente pensato qualcun altro prima di me, probabilmente con più acume ed eleganza, ma eccomi qua con il mio volto da porta in faccia.

1. caffè

Memore delle mie esperienze passate nel resto del mondo per lavoro, questa volta mi sono portato il caffè e la caffettiera da casa. Non per fare pubblicità, ma a patto che si usi la giusta miscela di caffè/acqua/compressione/”mano”, la caffettiera Bialetti da 4 è impareggiabile nel produrre il miglior caffè domestico. Non me ne vogliano gli amanti della napoletana (che mi odierebbero se solo potessero leggere questo pseudo-trattato), o i sostenitori delle nuove macchine espresso da casa che hanno mcdonaldizzato il gusto di questa bevanda, che per ironia della sorte, nasce in tempi moderni ben lontana dai luoghi dove troverebbe la sua migliore espressione gustativa. Insomma, il caffè a casa deve essere una buona alternativa all’espresso del bar, e non una cattiva imitazione. Non è un caso che un’ulteriore alternativa all’espresso (benché totalmente diversa), sia un buon caffè turco.

2. cibo

Il palato di un italiano all’estero con un bagaglio di cucina professionale di circa due decenni si giova di ben poche cose. Non è una banale lamentela da bar anche e soprattutto perché ogni Paese offre prodotti fantasmagorici. Sono tutt’ora impressionato da alcune capesante provate in Kentucky (provenienza: Atlantico USA), così come da un divino hummus che mangiavo ai piedi del Burj Khalifa a Dubai, o da un filetto alla Baden-Baden che gustavo nella regione di Obergoms nel Kanton Wallis in Svizzera, o da una tradizionale chorba rumena che ho potuto assaggiare in Transilvania dalle sapienti mani della mamma di Marius.

Tutto sublime.

Ma al di là di questi sparuti scintillii, il cielo della gastronomia mondiale è scarno di stelle a meno che non lo si guardi dalle latitudini franco-italiane. Evitando di scantonare in un Passaggio a Nord-Ovest: Speciale cucina, la farò breve dicendo che solo un cuoco può, in un lasso di tempo ragionevolmente breve, provare a rovesciare questi stereotipi negativi di culture culinarie sostanzialmente sfigate. Ho saputo che a Dundee esiste uno splendido mercato del buon cibo da tutto il mondo chiamato “Fresh Foods”, e oggi stesso il cortese Mr. Perkins dovrebbe portarmi degli spaghetti di Gragnano che avrò il piacere di gustare in uno dei miei vecchi cavalli di battaglia, che mi valse la menzione di un importante critico qualche anno fa: “Spaghetto artigianale di Gragnano e Frangipane esotico”.[NOTA 2]

 Immancabile per me un ottimo vino, e nella fattispecie un Bernardina 2009 (un buon Nebbiolo Ceretto), trovato con piacevole sorpresa in un’enoteca di Arbroath nelle tre ore di water-off (termine coniato dai miei colleghi per indicare lo stacco dal faro). E chi mi ammazza?

 
3.musica

Mi piace pensare a quale sia la colonna sonora della vita di un individuo, tanto un conoscente quanto uno sconosciuto. La musica e le sue sensazioni sono magia; uniscono in maniera sorprendente persone apparentemente diversissime.

Ognuno ha la sua propria soundtrack, e forse neanche se ne rende conto: provate a stare senza ascoltare la vostra musica per giorni interi, o peggio settimane, o addirittura mesi.

 Mesi or sono subivo un po’ di televisione; ascoltando un’intervista a un noto critico d’arte cui venne posta la domanda “Se dovesse salvare due album dalla fine del mondo, quali salverebbe?”, il malcapitato rispose Atom Heart Mother (Pink Floyd) e La buona novella (Fabrizio De André).

Ebbene, se l’avessero chiesto a me avrei preteso di allargare la scelta ad almeno 10 album, perché nella malaugurata ipotesi che il giorno del mio prossimo compleanno, che (gli interpreti cialtroni de)i Maya vorrebbero far coincidere con la fine del mondo, il mondo realmente dovesse finire, mi vorrei preparare per tempo e non commettere delle tremende ingiustizie musicali.

Conclusione…

Il vino è ottimo, Matthew mi tiene compagnia via radio parlando solo ed esclusivamente di donne, e io preparo la tavola per me in attesa di cucinare. Mi manca un commensale che apprezzi il cibo con me, perciò mi limiterò a lasciarmi ipnotizzare dal mare.

NOTA 1: Per collezione-studio in filatelia si intende la raccolta di francobolli o altri documenti postali, il cui scopo non è semplicemente l’acquisizione di pezzi differenti, ma lo studio degli stessi oggetti attraverso la catalogazione e l’osservazione di più esemplari anche ripetuti. In questo senso vengono prese in considerazione le più disparate caratteristiche del francobollo: dentellatura, filigrana, dimensioni, disegno, colore, spessore carta, tipologia di stampa, eventuali errori, incisori, firme, annulli, utilizzi, presenza di griglie, incisioni o altri segni distintivi, ecc.

NOTA 2: Ingredienti per Spaghetti Artigianali di Gragnano e frangipane esotico :
-pane raffermo macinato semi-tostato e aromatizzato con timo fresco, aglio tritato, prezzemolo, garam masala, tandoori, parmigiano, pecorino sardo,
 
-olio extra vergine ligure aromatizzato all’aglio e acciughe spezzettate,
-acqua di cottura.

Procedimento: Bollire gli Spaghetti levandoli 2 minuti prima della cottura al dente.
Scaldare abbondante olio aromatico dove sono state sciolte delle acciughe spezzettate e gettarvi dentro gli spaghetti con una mestolata d’acqua di cottura in misura di una porzione di pasta.
Cuocere aggiungendo la panure aromatica ottenuta miscelando tutti gli ingredienti elencati e legare lo spaghetto in padello mantecandolo con un movimento rotatorio di un forchettone senza danneggiare la padella.

Finitura: fissare sul fondo di una larga fondina un cerchio di panure aromatica fissata con una spennellata d’olio, ottenendo così un cerchio perfetto, aiutati da un coppapasta. Arrotolare il nido di spaghetti in maniera da non coprire la base di pane. Servire senza alcuna guarnizione o al massimo con uno spicchio d’aglio incamiciato.
 

16 ottobre 2012

Lettera numero du-e: Lettera ad un amico infelice


ANDREWMAY73  LETTERA

NUMERO  DU –E

 
Caro Paolo,

come penso avrai saputo dalla mia valchiria salterina, non sono più in Italia da qualche giorno. A dire il vero, forse riuscirò a concretizzare almeno per un periodo indeterminabile uno dei miei sogni: una casetta in mezzo al nulla con una targhetta recante scritta “Mr. Nessuno”.

Preferisco non dirti dove mi trovo esattamente, e non per fare il misterioso, ma semplicemente perché non è pertinente a quello che voglio scriverti.

Mi hai sempre detto che se io avessi fatto quella scelta personale, oggi sarei stato meglio sotto tutti i punti di vista. Sappi che la congiunzione SE ha cambiato la percezione della mia vita. Negli ultimi anni la mia esistenza si è basata sui SE proprio come la vita dei precari “generazione 1000 euro (quando va bene)”.

SE avessi fatto, SE tua cugina, SE non ti comportassi così, SE ti volessi più bene… Queste supposizioni, come forse altre frasette. sono divenute una sorta di mantra negativo per un certo periodo. Questo fino a che non ho cambiato qualcosa in me.

Sono stato così concentrato nel fare il bravo bambino ed accontentare tutti da dimenticare cose importanti, come la parola FELICITÀ, divenendo di fatto infelice. Dunque questa lettera è scritta per parlarti non della mia, ma della tua personalissima, fottuta INFELICITÀ cronica.

Da anni i medici diagnosticano depressione e allergie a ogni sussulto dell’umore o cattiva digestione, aumentando in maniera esponenziale le entrate dei colossi farmaceutici. La mia banca è differente, ed è per questo che ti voglio raccontare di un buon uomo che per oltre 40 anni si è spaccato la schiena in cantiere.

Il buon Adelmo (muratore classe ‘39, terza elementare e mani-tenaglia), si alzava da oramai quarant’anni alle 5 del mattino facendo colazione con focaccia ligure e vino bianco fuori frigo. Aveva una moglie caustica, una figlia estremamente problematica (eroina), problemi a non finire (debiti di gioco ereditati dal padre) ma lui imperterrito si alzava alle 5, e Dio solo sa quanto era capace e professionale. Tuttavia, anche il buon Adelmo qualche volta sclerava, e nei mesi in cui l’ho aiutato in cantiere, ho assistito a tre terapie D’URTO che constavano di un rituale preciso e, oserei dire, infallibile.

Fase uno: esclamare a gran voce senza stacco, “Misonorottoilcazzo”.

Fase due: prendere il martelletto e lanciarlo verso la struttura più delicata e facilmente danneggiabile (che infatti andava in pezzi ogni singola volta).

Fase tre: esibirsi in bestemmie creative per almeno trenta secondi. Scene degne de L’esorcista.

Passavano cinque minuti di terrore nel cantiere e Adelmo tornava a essere l’agnello taciturno che era, dispensando di tanto in tanto saggi consigli come muoviti che c’ho fame. La vita gli tornava a sorridere alle 12:15, quando cominciava il secondo round con focaccia e vino bianco (fresco questa volta).

Io pensavo che quel poveretto avesse diritto a regalarci qualche minuto di terrore psicologico vista la sua situazione merdosa.

Una volta Adelmo venne da me, che ero il più giovane, e mi disse una cosa che volevo condividere con te, consapevole del fatto che non sarà un pirla come me a cambiarti la vita. Ma ti voglio bene e me lo devi concedere.

Mi mise una mano sulla spalla come farebbe un papà affettuoso, e quasi con tono da bimbo che svela un segreto a un amichetto, mi bisbigliò: «Sai, Andriu, io in realtà m’incazzo per finta, così i ragazzi lavorano di più. Non ho mica bisogno di arrabbiarmi davvero: sono felice, adoro mia figlia Sabina, che è una ragazza davvero dolcissima; è lei che mi fa andare avanti. E Matilde, poi? Una moglie che in trentacinque anni di matrimonio non mi ha mai fatto mancare nulla? Andiamo a mangiare, dai».

Credimi, Paolo, era davvero felice quando me l’ha detto, gliel’ho letto negli occhi, che di solito non mentono. Quando un ictus decise che per Adelmo la vita si fermava lì, Sabina entrò in comunità, e dopo 10 anni complessivi di eroina uscì dal tunnel della luce più fioca che esista: la luce che ti oscura.

 L’ho rivista l’anno scorso al centro commerciale con i suoi due bimbi, e le ho raccontato questa storia del martelletto e della chiacchierata con suo padre, di cui lei non aveva mai saputo nulla. Su quel ricordo abbiamo pianto in due, e dopo circa un mese mi è arrivato a casa un pacco contenente il martelletto originale di Adelmo e un biglietto con scritto quanto segue:

Caro Andrew,

quel giorno in cui mi hai raccontato di mio padre, ho pianto per ore. Lui non mi aveva mai detto parole così belle in tutta la sua vita, o forse ero io che non riuscivo ad ascoltarlo. Soltanto adesso posso dire di essere davvero felice. Grazie di cuore.

Sabina

La felicità è ovunque, Paolo: cogliamola.

08 ottobre 2012

Lettera numero un-o: Una nuova casa





ANDREWMAY73 
 
LETTERA NUMERO  UN -O

Prima di prendere l’aereo da Milano, ho promesso a me stesso che avrei scritto ogni giorno una lettera per sentirmi a casa, e ho deciso che la prima fosse per l’Italia. In fondo il giorno che decisi di partire per la Scozia era proprio il 2 giugno scorso, festa della Repubblica, e gli avvenimenti spesso seguono dinamiche celesti le cui ragioni si manifestano magari a distanza di mesi o anni.

Ti scrivo, Italia, un po’ come si fa a un famigliare che a volte ti soffoca con la sua invadenza e la sua pesantezza ma al quale non puoi che volergli ancora più bene quando ti allontani.

Mi sono appena seduto di fronte al pannello di controllo della mia nuova casetta alta 35 metri e dalla larga vetrata vedo tanta acqua fredda e irrequieta.

Io dal punto di vista puramente emozionale non sono da meno, anche perché sono eccitato se penso che ben pochi italiani dormiranno in un faro in mezzo al mare come me stanotte.

Qui c’è freddo, tira un vento bastardo e non ho ancora ricevuto interamente i miei bagagli; ma ho tutto quello che nessuno pensa ci possa essere in un faro che ha compiuto 200 anni: 50 più dell’Italia!

Intanto oltre al bagno con vasca e doccia, cucinino attrezzatissimo e una bella mini cameretta con mini ufficio, ho internet e firmerò tutte le mie lettere come andrewmay73 che è anche il nick con il quale mi chiama la capitaneria: ho chiesto a Thomas (l’unico che mi è sembrato “normale”) di chiamarmi semplicemente Andrew ma essendoci già un Andrew nello staff, ha optato per aggiungere cognome e anno di nascita, che fa più “marittimo”.

Sinceramente non so che cazzo mi è successo negli ultimi mesi ma la mia insofferenza aveva raggiunto e superato con facilità la misantropia.

Gli ennesimi scandali della casta, della nostra penosa classe dirigente negli ultimi mesi; il settore turismo talvolta in mano a un branco di pseudo-imprenditori che in virtù della crisi adoperano metodi di direzione in grado di inorridire Marchionne (quinto cavaliere dell’apocalisse) per far quadrare i conti; come se non bastasse, la cartella di Equitalia da 3600 euro arrivatami pochi giorni fa perché ho sbagliato nella compilazione di un fottuto 730 (ma che è colpa mia se la società per cui lavoravo ha cambiato ragione sociale sdoppiando di fatto i moduli e facendomi risultare evasore?) mi ha fatto cadere le jar-balle, come direbbe Alex il drugo.

Così ho detto vaffanculo a tutto e tutti!!

Sì, vaffanculo!

 Mi sono licenziato in tronco e ho anche perso lo stipendio per mancato preavviso; ho preso i miei 30 libri preferiti , la mia collezione di musica (salvata su hard disk) e decine di raccoglitori pieni di francobolli antichi da catalogare e sistemare, e ho accettato la prima offerta di lavoro per il posto più inospitale e lontano che mi è capitato di trovare, a uno stipendio da fame. Ma l’ho fatto per molte ragioni.

 Vorresti sapere quali, Italia? A dire il vero anch’io. Anche se una di queste ragioni potrebbe essere quella di trovare la pace nel mio cuore. So che c’è, ma è nascosta così bene che spesso non trovo nemmeno il cuore.

Ci sono poi un sacco di ragioni che francamente non saprei descriverti, Italia mia; ma la cosa certa è che ogni volta che parto da te, torno a guardarti con amorevole rassegnazione.

Inoltre mi chiedo, cara Italia, che cosa penserebbero gli italiani se sapessero che un pirla molla un buon lavoro gratificante e ben pagato, baracca e burattini, amici e un’amichetta sportiva, per andare nel culo del mondo per una miseria e un ritiro cultural-mistico-filatelico.

Io faccio parte di quella schiera che fa scelte difficili e quasi mai felici; il classico anonimo, fondamentalmente “personaggio brillante” ma con nulla di concreto in mano. Mille idee al secondo e passione da vendere dovrebbero portarti al sicuro successo; ebbene io, al pari di molte altre persone, sono la dimostrazione vivente del contrario.

 Sai, Italia, mi sento un po’ codardo se penso che la maggior parte degli italiani che hanno molto meno di me continuano a combattere per arrivare a fine mese e far entrare la parola dignità nel loro dizionario famigliare restando sul suolo patrio. Questa fascia di persone sono la nuova resistenza; ma non più contro i nazi-fascisti, piuttosto contro gli effetti devastanti del neoliberismo estremo in salsa latina.

 Forse sono un vigliacco e probabilmente uno stolto, e te lo scrivo da un faro in mezzo al mare, nascondendomi dietro parole che nessuno leggerà ma che smorzeranno l’emozione di dormire in un posto così inquietante e magico al tempo stesso.

Le lancette di un vecchio orologio da muro posto di fronte al pannello di controllo, mi suggeriscono di fare la nanna, Italia: domani mattina devo imparare a pulire gli occhi della mia casetta, così il suo sguardo si poserà intermittente a 15 miglia di distanza, dando ad Arbroath l’impressione che un gigante vegli su di lei, lasciandola tra le braccia di Morfeo.

Ti chiedo solo un’ultima cosa, o perlomeno te la confido. Tutte le volte che ti ho lasciato per lavorare all’estero ho potuto sentirmi bene rapportandomi agli altri, solo parlando del nostro cibo e della cultura prettamente italica che lo ha portato in circa duemila anni a essere un punto di forza e un riferimento culturale mondiale. Per contro, mi sembra quasi superfluo aggiungere quante volte ho tentato di spiegare o giustificare il fatto che gli italiani sono molto meglio di chi li rappresenta nelle istituzioni; sì, insomma, che siamo un gran bel popolo pieno di difetti, ma comunque grande. Questa mia difesa d’ufficio quasi mai convince gli interlocutori, che giustamente trovano in noi stessi la causa dei nostri mali, guardandoci con uno sguardo mestamente compassionevole che non puoi capire quanto fastidio mi provochi.

 Ebbene, non so quanto durerà questa mia nuova strana avventura appena cominciata come guardiano del faro, ma se mai tornerò a casa, mi piacerebbe fosse tutto diverso. Mi basterebbe un Paese normale.

 Buonanotte.

07 ottobre 2012

lettera numero zer-o: Tutto ebbe inizio


ANDREWMAY73

LETTERA NUMERO    ZER -  O

Per 2 secoli a partire dal 1811, la famiglia Hughson si successe alla custodia del più antico faro del Regno Unito, il “Red Bell Lighthouse”, a 11 miglia dalle coste scozzesi di fronte a Arbroath sito a 25 km da Dundee.

Tradizione anglosassone e più propriamente scozzese infatti ; vuole i figli maschi della stessa famiglia alla guida e gestione dei fari di tutto il Regno Unito: i “lightkeepers”. Naturalmente nel caso della splendida Scozia, parliamo di quei pochissimi fari che hanno mantenuto una conduzione non automatizzata; per cui meno di 10 sui 215 presenti nel paese.

Finite le celebrazioni del bicentenario tuttavia, dopo i vari incontri con la stampa nazionale, la presenza molto gradita della principessa Anna (sorella di Carlo nonché esperta farologa), ed i molti appassionati di fari con qualche testimonial “raccattato” alla spicciolata; la ricerca per il nuovo lightkeeper dell’antico vessillo luminoso scozzese fu davvero molto travagliata.

In effetti il sig. Peter Hughson l’ultra 90 enne erede della blasonata famiglia “guardiana” (scapolo e senza figli) aveva davvero molti problemi di salute (alcune certamente legati allo scotch mormorano i più malvagi) e non era più in grado di poter adempiere ai propri doveri.

Ebbene, in marzo di quest’anno venne lanciato un concorso in tutta la Scozia per reperire un nuovo guardiano senza avere alcun riscontro nonostante la crisi imperante in tutto il vecchio continente.

D’altra parte si trattava di trascorrere dei periodi di undici mesi in mezzo al freddo e mai tranquillo mare di Scozia senza nemmeno un piccolo lembo di terra a disposizione e con un vento mai misericordioso: IL NULLA assoluto con un lavoro che impiega a dir tanto un ora di pratica. Ogni giorno la capitaneria di porto avrebbe garantito ogni servizio primario al guardiano nonché lo stacco di tre ore a terra; ma questo non fu comunque d’aiuto alla causa.

Nessun giovane (o meno giovane) Scozzese infatti, rispose all’annuncio dell’ufficio del lavoro di   Arbroath che per disperazione si rivolse al capoluogo Dundee, quarta città del paese che per contro rispose picche lasciando la patata bollente al piccolo paesino che prese (a malincuore) la decisione di coprire il ruolo con addetti del comune “volontari” e non retribuiti che si alternavano con grande generosità.

L’annuncio in calce del distretto recitava così

“ Cercasi addetto per lavoro in Impianto Faro in qualità di gerente. Il candidato dovrà mantenere in funzione al meglio il sistema delle lenti e rispondere ad eventuali direttive della capitaneria di porto locale. L’offerta prevede vitto alloggio ed un salario di 1000 euro senza alcun vincolo di orario. Requisiti indispensabili “certificato di navigazione” “brevetto soccorso in mare base” pazienza e calma. Ai sensi delle vigenti normative europee, la ricerca è rivolta  ad ambo i sessi. Inviare una lettera di presentazione con foto formato tessera allo sportello telematico del distretto di Dundee specificando il riferimento - Bell Rock Lightkeeper- ”

In barba alla crisi nessuno in Scozia avrebbe provato nemmeno ad inviare una mail al cortese sig. Turkyn del comune di Arbroath  perché ZER-O era il numero delle persone disponibili a fare una vita di clausura marittima ….Nessuno sino ad un giorno fatato; il 2 giugno 2011.   

La sorpresa nell’apprendere che un cittadino italiano dal nome tremendamente British si proponesse per quella posizione , dopo una mail di conferma e dopo un colloquio telefonico che verificasse l’effettiva padronanza  della lingua inglese e la motivazione; spinse la giunta comunale del piccolo borgo scozzese a due notti di festeggiamenti nel pub locale , con fiumi di birra e whisky e birra e whisky in ordine sparso.

Da li a tre giorni Andrew, partito da Malpensa atterrò a Edimburgo e venne “prelevato” freddamente in stile servizi segreti DDR, da due funzionari comunali del sindaco Mc Person per essere istruito a dovere sul lavoro di “guardiano del faro”….

Quali ragioni spingono un giovane 38 enne italiano di probabili origini inglesi ad intraprendere una simile folle avventura era la domanda che TUTTI i 22000 abitanti di Arbroath avrebbero posto all’italico personaggio ma nessuno la pose temendo un ragionevole cambio di idea repentino: a maggior ragione in una giornata primaverile davvero impietosa persino per i ruvidi e ben temprati highlanders.

Nell’uffico della capitaneria di porto Andrew May era in piedi intento ad esibire la documentazione richiesta sforzandosi di tradurre in inglese il tecnico linguaggio marittimo con acronimi improbabili e verbi a dir poco desueti.

Non appena i due funzionari ed il sindaco distolsero lo sguardo da (andrewmay così come lo pronunciavano senza staccarne il family name); Rachel (così era scritto sul suo cartellino) , l’anziana impiegata dell’ufficio famosa a livello planetario per essere impicciona e quasi sempre fuori luogo, squadrò malamente l’imbarazzato giovane e chiese “tanto tempo fa, chi accettava incarichi spiacevoli o sfortunati scappava da qualcuno o qualcosa…. Che diavolo sei venuto a fare qui, italiano?”   

Andrew rimase di stucco e fu tentato di fingere di non aver capito la domanda , ma poi si limitò a dire la verità chiedendo al proprio volto uno sprazzo di dignità.  

“semplice sig.ra Rachel: la storia , i libri e tanti piccoli pezzettini di carta colorata”