08 ottobre 2012

Lettera numero un-o: Una nuova casa





ANDREWMAY73 
 
LETTERA NUMERO  UN -O

Prima di prendere l’aereo da Milano, ho promesso a me stesso che avrei scritto ogni giorno una lettera per sentirmi a casa, e ho deciso che la prima fosse per l’Italia. In fondo il giorno che decisi di partire per la Scozia era proprio il 2 giugno scorso, festa della Repubblica, e gli avvenimenti spesso seguono dinamiche celesti le cui ragioni si manifestano magari a distanza di mesi o anni.

Ti scrivo, Italia, un po’ come si fa a un famigliare che a volte ti soffoca con la sua invadenza e la sua pesantezza ma al quale non puoi che volergli ancora più bene quando ti allontani.

Mi sono appena seduto di fronte al pannello di controllo della mia nuova casetta alta 35 metri e dalla larga vetrata vedo tanta acqua fredda e irrequieta.

Io dal punto di vista puramente emozionale non sono da meno, anche perché sono eccitato se penso che ben pochi italiani dormiranno in un faro in mezzo al mare come me stanotte.

Qui c’è freddo, tira un vento bastardo e non ho ancora ricevuto interamente i miei bagagli; ma ho tutto quello che nessuno pensa ci possa essere in un faro che ha compiuto 200 anni: 50 più dell’Italia!

Intanto oltre al bagno con vasca e doccia, cucinino attrezzatissimo e una bella mini cameretta con mini ufficio, ho internet e firmerò tutte le mie lettere come andrewmay73 che è anche il nick con il quale mi chiama la capitaneria: ho chiesto a Thomas (l’unico che mi è sembrato “normale”) di chiamarmi semplicemente Andrew ma essendoci già un Andrew nello staff, ha optato per aggiungere cognome e anno di nascita, che fa più “marittimo”.

Sinceramente non so che cazzo mi è successo negli ultimi mesi ma la mia insofferenza aveva raggiunto e superato con facilità la misantropia.

Gli ennesimi scandali della casta, della nostra penosa classe dirigente negli ultimi mesi; il settore turismo talvolta in mano a un branco di pseudo-imprenditori che in virtù della crisi adoperano metodi di direzione in grado di inorridire Marchionne (quinto cavaliere dell’apocalisse) per far quadrare i conti; come se non bastasse, la cartella di Equitalia da 3600 euro arrivatami pochi giorni fa perché ho sbagliato nella compilazione di un fottuto 730 (ma che è colpa mia se la società per cui lavoravo ha cambiato ragione sociale sdoppiando di fatto i moduli e facendomi risultare evasore?) mi ha fatto cadere le jar-balle, come direbbe Alex il drugo.

Così ho detto vaffanculo a tutto e tutti!!

Sì, vaffanculo!

 Mi sono licenziato in tronco e ho anche perso lo stipendio per mancato preavviso; ho preso i miei 30 libri preferiti , la mia collezione di musica (salvata su hard disk) e decine di raccoglitori pieni di francobolli antichi da catalogare e sistemare, e ho accettato la prima offerta di lavoro per il posto più inospitale e lontano che mi è capitato di trovare, a uno stipendio da fame. Ma l’ho fatto per molte ragioni.

 Vorresti sapere quali, Italia? A dire il vero anch’io. Anche se una di queste ragioni potrebbe essere quella di trovare la pace nel mio cuore. So che c’è, ma è nascosta così bene che spesso non trovo nemmeno il cuore.

Ci sono poi un sacco di ragioni che francamente non saprei descriverti, Italia mia; ma la cosa certa è che ogni volta che parto da te, torno a guardarti con amorevole rassegnazione.

Inoltre mi chiedo, cara Italia, che cosa penserebbero gli italiani se sapessero che un pirla molla un buon lavoro gratificante e ben pagato, baracca e burattini, amici e un’amichetta sportiva, per andare nel culo del mondo per una miseria e un ritiro cultural-mistico-filatelico.

Io faccio parte di quella schiera che fa scelte difficili e quasi mai felici; il classico anonimo, fondamentalmente “personaggio brillante” ma con nulla di concreto in mano. Mille idee al secondo e passione da vendere dovrebbero portarti al sicuro successo; ebbene io, al pari di molte altre persone, sono la dimostrazione vivente del contrario.

 Sai, Italia, mi sento un po’ codardo se penso che la maggior parte degli italiani che hanno molto meno di me continuano a combattere per arrivare a fine mese e far entrare la parola dignità nel loro dizionario famigliare restando sul suolo patrio. Questa fascia di persone sono la nuova resistenza; ma non più contro i nazi-fascisti, piuttosto contro gli effetti devastanti del neoliberismo estremo in salsa latina.

 Forse sono un vigliacco e probabilmente uno stolto, e te lo scrivo da un faro in mezzo al mare, nascondendomi dietro parole che nessuno leggerà ma che smorzeranno l’emozione di dormire in un posto così inquietante e magico al tempo stesso.

Le lancette di un vecchio orologio da muro posto di fronte al pannello di controllo, mi suggeriscono di fare la nanna, Italia: domani mattina devo imparare a pulire gli occhi della mia casetta, così il suo sguardo si poserà intermittente a 15 miglia di distanza, dando ad Arbroath l’impressione che un gigante vegli su di lei, lasciandola tra le braccia di Morfeo.

Ti chiedo solo un’ultima cosa, o perlomeno te la confido. Tutte le volte che ti ho lasciato per lavorare all’estero ho potuto sentirmi bene rapportandomi agli altri, solo parlando del nostro cibo e della cultura prettamente italica che lo ha portato in circa duemila anni a essere un punto di forza e un riferimento culturale mondiale. Per contro, mi sembra quasi superfluo aggiungere quante volte ho tentato di spiegare o giustificare il fatto che gli italiani sono molto meglio di chi li rappresenta nelle istituzioni; sì, insomma, che siamo un gran bel popolo pieno di difetti, ma comunque grande. Questa mia difesa d’ufficio quasi mai convince gli interlocutori, che giustamente trovano in noi stessi la causa dei nostri mali, guardandoci con uno sguardo mestamente compassionevole che non puoi capire quanto fastidio mi provochi.

 Ebbene, non so quanto durerà questa mia nuova strana avventura appena cominciata come guardiano del faro, ma se mai tornerò a casa, mi piacerebbe fosse tutto diverso. Mi basterebbe un Paese normale.

 Buonanotte.

4 commenti:

  1. centro di gravità permanete......tutti ci affanniamo spasmodicamente nella sua ricicerca, spesso "altrove", avolte invece è molto più vicino di quanto crediamo. da alcuni anni ho trovato il mio "faro" ci sono momenti in cui non riesco a raggiungerlo, altri in cui mi ci ritrovo senza sforzo. Ho provato a ribaltare il negativo col positivo e....funziona :-) grande Andrea. Stima, Affetto e grande Amicizia......"qualcuno" scrisse.... so close no matter how far.

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  2. Grazie mille per il tuo sostegno. Zarathustra sostenenva che non esistono isole beate ma lui era certamente più illuminato di noi. Nel mio piccolo posso solo scriverti che sarai sempre il benvenuto nel mio faro e spero che a te si uniscano le migliaia dipersone che ti conoscono e che ti apprezzano umanamente ancor prima che professionalmente.

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  3. Una lettura veramente interessante e piacevole. Continua così... Riccardo

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