Lettera numero cinqu-e:
Nella mia
ora di libertà – Cazzeggio e riflessione
Intanto per
strada osservo la rara fauna locale, la figa stallo Aberdeen. Taglio alto,
muscolatura possente e struttura importante. Sono strane queste ragazze perché
in Italia con questa compattezza potrebbero fare le buttafuori in qualsiasi
locale truzzo, o perlomeno irrobustire le file degli ultras in curva sezione
“irriducibili”. Eppure alcune hanno dei visi angelici in un corpo decisamente
vichingo che stride con alcuni pensieri maschili che non posso rivelare in
quanto secretati.
Se ad ottobre
inoltrato la temperatura del mattino è questa, penso che a dicembre o gennaio
mi faccio crescere la barba e per tagliarla la spezzo piuttosto che usare il
rasoio. Quello serio, da barbiere italiano “Little Italy” naturalmente; spacchi
la lametta che devi inserire perfettamente, ed evita di starnutire mentre ti
radi onde evitare un graffio Livello 5 (la decapitazione, per intenderci). (1)
Ho un carissimo
amico che da oramai dieci/quindici anni vive e lavora in Edimburgo; chissà cosa
direbbe se sapesse che sono qui, bello come il sole, a respirare fluidi
salmastri in questo piccolo paesone dove tutti mi guardano non proprio come un
alieno ma quantomeno come un caso clinico. Forse un giorno lo andrò a trovare e
scriverò la lettera Gita ad Edimburgo.
Alcuni signori
anziani incontrati in un pub, dove alle nove e tre quarti del mattino si sono
già vendute birre e whisky sufficienti a risanare il bilancio del comune di
Parma, mi hanno abbracciato con fare affettuoso e mi hanno offerto un buon
distillato parlando in… non so, gaelico? Non ho capito nulla ma ho sorriso e
mestamente ubriaco mi sono diretto all’uscita. Il tutto è durato tipo sette
minuti.
Sogno un
cappuccino con schiuma seria (bolle d’aria tonde) ed un cornetto fatto da
valente italico fornaio con base di pasta madre, ma mi accontento di entrare in
un locale dove con gentilezza e poca poesia mi servono una tisana e una
“scrumble pie”: una specie di torta sbrisolona con farine integrali. Il
gusto è vagamente accettabile, mentre sulla consistenza credo si possa mettere
in soluzione di sciroppo 1:1 e fecola (2) per ottenere una splendida
alternativa alla colla da piastrelle al quarzo. Quella Kerakoll, non stupide
sottomarche, eh.
Mi accorgo da questi
miei pensieri criticoni e tendenzialmente stronzi di essermi alzato con le
mestruazioni, e allora spengo la lanterna rossa, prendo il mio bloc notes verde
e la mia Bic blu e scrivo, da questo tavolo marrone, un qualcosa che possa non
solo cambiare una grigia e uggiosa giornata ottobrina, ma anche l’epilogo del
mio pensiero quotidiano in un colore quanto più possibilmente vicino
all’azzurro.
Mi guardo
intorno e prendo un quotidiano locale che in prima pagina pubblica una
gigantesca foto di un uomo, presumibilmente importante, ammanettato da due
poliziotti nel gesto di farlo “accomodare” in un furgoncino della polizia.
Perché allora non indossare la maschera della persona semiseria e magari
dedicare il pensiero di oggi alla parola LIBERTÁ, levandomi così il debito che
ho contratto con la mia coscienza prima di partire. Sono imbarazzato perché
sono certo non troverò le parole giuste per rendere onore a questo splendido
concetto, e l’unica magra consolazione è quella di dedicarle a chi la libertà
la vive da dentro un carcere. Pagare è sacrosanto, e anche duramente.
Costringere migliaia di persone in posti angusti concepiti cento anni fa per un
terzo degli attuali residenti no. Non parlo di utilità della deterrenza e non
scomodo Beccaria, anche perché emotivamente parlo di dignità, igiene, e
istigazione al suicidio.
Quando
l’amore riesce a prevalere sul nostro individualismo, sulle nostre parole e sui
nostri comportamenti egoistici, allora siamo in presenza di libertà.
Se invece andando a letto ti circonda un vuoto
assordante e fissi il soffitto pensando che tra ventiquattr’ore ripenserai alle
stesse cose fomentando involontariamente il tuo senso di inadeguatezza, non sei
libero.La cosa crudelmente splendida della libertà è che in realtà esiste per tutto e tutti, ma spetta ad ognuno volerla abbracciare; e non importa se sei chiuso in un carcere o sei il campione del mondo di navigazione in solitario su kajak.
Ti sei
chiuso in una prigione di acqua, mi ha detto poche settimane fa un carissimo
amico dall’Italia, ma non mi sono mai sentito così libero come oggi di
esprimere me stesso e dichiarare il mio amore per la vita e per le persone che
nei miei trascorsi burrascosi mi hanno regalato un pezzettino del loro miglior
“ME” senza chiedermi nulla in cambio.
L’acqua o le sbarre non fermano le idee, ma le
stimolano facendole scivolare lontano. Chiunque pensi di essere solo o
sfortunato, tenti un viaggio dentro se stesso e scoprirà gioie inaspettate.
Non tutti possono raccontare la propria
infanzia, le proprie esperienze o i propri legami associandoli alla parola
felicità, e allora si decide di usare l’odio come linguaggio, scrivendo poesie
con il sangue. Sarebbe comodo da parte mia, in quanto credente, scrivere che
Dio è con noi (anche se lo credo ciecamente); ma la chiave per uscire dai
propri incubi è custodita nel cuore di ognuno di noi: come diceva Bertoli, fonte chiara e pulita…
Sarà banale ma parte tutto da lì, e non
potendo cambiare ciò che ci circonda siamo liberi di cambiare noi stessi.
Questa è la mia idea di libertà in questo momento del mio viaggio chiamato
vita, ed è per questo motivo che non intendo più fissare il soffitto della mia
stanza pensando che domani sarà lo stesso giorno vissuto oggi. Libertà. NOTA 1: i tagli da barba nella scala May giovane che apprendeva la nobile arte della spada da faccia erano cinque.
Livello 1: Graffio del quale non ti accorgi seppure è in grado di sanguinare per ore.
Livello 2: Ops, mi sono tagliato! Lo avverti, devi intervenire con piccola tamponatura e cerottare.
Livello 3: Taglio bastardo, brucia e fuoriesce sangue copioso. È il taglio di livello più alto al quale si arriva più comunemente.
Livello 4: Taglio serissimo da pronto soccorso che richiede punti di sutura. Per farlo devi raderti e contemporaneamente pogare a un concerto degli Slayer mentre suonano Angel of Death.
Livello 5: Decapitazione. L’angelo della morte ti appare allo specchio nell’istante in cui la testa salta come un tappo di champagne Dom Perignon Mathusalem vintage 1979. Le ultime parole che proverai a dire saranno: Eppur si muove!
NOTA 2: Quando in cucina si parla di sciroppo, normalmente si indica la soluzione di acqua e zucchero seguito solitamente da una frazione che ne indica la proporzione zucchero/acqua. Esempio: Sciroppo 1/3 significa un kg di zucchero e tre litri d’acqua.
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